VERTICALISMO la via del possibile

40 anni di Verticaslismo

Aggiunto da Salvatore Commercio

via vittorio emanuele 12 95100 Catania CT,italia
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Comune di Catania, Palazzo della Cultura. “40 anni di VERTICALISMO”, la Via del Possibile.

Sabato 31 maggio alle ore 17.00.

“Oggi, 40 anni!… Un sogno ininterrotto, intenso, al cardiopalmo. I fatti più che raccontarli vorrei cantarli; anche i canti disperati, “sono i canti più belli” (Musset). Mi rendo conto che vi sono sentimenti che solo la musica rende appieno. Le parole da sole non bastano a sintetizzare la direzione e il senso di quel “piccolo mondo artistico-culturale e sociale catanese” di allora, che a malapena galleggiava nel “nulla” ma che ebbe l’ audacia (e per certuni, diciamolo, la presunzione) di dare vita a un movimento, a un “pensiero” artistico-culturale (il “Verticalismo”, la Via del Possibile) assolutamente originale, cioè a dire senza attingere dal pozzo di teorie già note, come mai era avvenuto prima a partire dall’ arte moderna (oggi possiamo aggiungere anche il più longevo e l’ unico ad essere aperto a tutte le attività umane), e perciò rivoluzionario, da guardare a vista.

Francis Cornford insegna: “Ogni azione di carattere pubblico che non sia usuale o è sbagliata, oppure, se è giusta, costituisce un precedente pericoloso. Ne consegue che non si dovrebbe fare nulla per la prima volta”. Ma la sfida era già lanciata. (…) “Noi catanesi, anzi siciliani, veniamo dal nulla là dove ci hanno relegato in modo studiato i “signori” del potere politico-economico-culturale. Pertanto siamo il nulla. Di questo nulla un gruppetto di pazzi esaltati si è fatto carico, trasformandosi in un nulla “che è”. E prende ad agire allo scoperto in forza di un’ “idea” polisemica, valida a trasformare il presente orizzontale in divenire verticale, vale a dire di “possibilità”, visto in prospettiva globale per tutti gli “io” che vivono a mezz’ asta. In modo irresistibile sprigiona tutta la riserva di flusso vitale, da sempre tacitato dalla cappa della “fame”. (…) Albert Einstein: “Solo coloro che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano davvero”.

“Ed è con questa “storia” che colmiamo 4 decenni. Sicuramente storia umana che tocca le corde delle profondità dell’ “io”, un “io” che incessantemente cerca e si cerca, in molti casi si tratta di un “io” che non è perché non può (che, ripeto, affonda le sue radici a Catania, in Sicilia per molti aspetti un “nulla sociale”, oggi avviato verso “l’altezza sociale” che nel nostro vocabolario sta a significare verso la ricchezza di “vita”); storia artistica e culturale a largo spettro d’ azione; storia all’ insegna della “ricerca”, soprattutto del vero concetto di libertà, peculiarità del campo di possibilità, la sola ‘verità’; storia di una “poetica” socio-politica costantemente segnata da intensi interventi critici su quell’ infinitamente grande che per prassi trascura l’ infinitamente piccolo di cui è fatto e su cui si erige; storia di “mondi”: 1) quelli che hanno, 2) quelli che non hanno (questi ultimi, per gli amanti delle statistiche, uniti a quelli che ‘possono’ avere ma non hanno attengono all’80 per cento dell’ umanità); storia di emergenze planetarie; storia spirituale, di una spiritualità “altra” poiché costantemente il nostro sestante è rivolto al cielo dell’ essere; storia di un “nuovo noi”; storia dell’ Inizio…”.

(…) Don Antonio Corsaro: “Dinanzi a Francois Villon si rizzava sempre la minaccia di una forca; dinanzi a Leopardi s’ innalzava sempre un ermo colle; dinanzi a Dante si sovrapponevano mondi su mondi: tutti gli artisti in tutte le età hanno sempre avuto dinanzi un poncif. Anche noi abbiamo il nostro poncif: l’ Etna. Un luogo comune, lo spolvero del nostro quadro di siciliani orientali. Un poncif, una montagna, un destino verticale per diritto di nascita. Guardiamo la montagna con la stessa meraviglia di Breton quando sognava un castello (il suo poncif) poco lontano da Parigi. (…) Giovanni Verga le somiglia.

Lungo i suoi fianchi sale Salvatore Commercio, spinto da una forza occulta; Guglielmo Volpe, attonito, a statue in volo; Guglielmo Pepe, intento a liberare aquiloni dal magma verso il cielo luminoso; Giacomo Scilla, impaurito dall’ essenza gassosa che gli va suggerendo Alfonzo Gatto; Rosario Platania, che grida libertà e bellezza; Raf Occhipinti, avvolto in un silenzio d’ arco acuto; Nino Raciti, dagli occhi scavati; Giovanni Compagnino intento a sovrapporre forme dinamiche; Iolanda Taccini, in metamorfosi; Benedetto Scalirò, ricco di lirismo danzante; Filippo Liardo, preso in un sogno”… E così via. (Per l’ elenco completo rimando al nostro Periodico Verticalismo, n° 1 1975).

Ed io, oggi, a distanza di 40 anni, aggiungo: Antonio Corsaro, con l’ io colmo di cielo; Rosario Calì, teso a trasmutare materia in arte; Salvatore Barbagallo, alle prese con universi di luce; Benito D’Accampo, pura demoltiplica di stati d’ animo; Sebastiano Milluzzo, con la tavolozza in espansione; Salvatore Spatola, in equilibrio tra ricordi e fantasia; Maria Farinella, pensieri luminosi che si multiplano; Mario Lo Presti, in volo tra sintagmi filogenetici; Maria Di Gloria, disseminazione di storie al presente; Daniele Pepe, con le ‘sue linee di forza’; Toto’ La Scala, con tutte le altezze dell’io; Tony Misuraca, ricchezza di forma che assurge a vita; Rosa Buccheri, orchestra di tormenti cromatici; Daniela Costa, vestale di foglie energetiche; Salvatore Maggiore, tra significanti e significati; Alessandro Farinella, in continua immersione nello spazio-tempo; Luca Arena, a ritmo di danza e colori; Francesco Di Giovanni, con lo sguardo puntato alla camera oscura; Vincenzo Orto, lungo Vie di spazi pluridimensionali; Giacomo Catania, intento a gestire pennelli computerizzati; Oliana Spazzoli, costruttrice di dettagli dell’ anima; Eugenia Di Grazia, poesia “intera”; Ninetta Minio, luce della verticale; Claudio Arezzo di Trifiletti, con quanto c’ è di più alto; Francesco Amato, libero futuro aperto al presente; Ambra Sciuto, ricca di fotogrammi che ci istradano nel suo io profondo; Anastasia Guardo, lungo vie verticali, luoghi “altri”; Nadya Cazan, metamorfosi della natura in arte”. E via elencando.

[Salvatore Commercio]

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